Le origini storiche del villaggio di Salice affondano le radici nel XII secolo. La prima data certa riguardante gli insediamenti antropici nel territorio risale al 1134, anno in cui Ruggero II donò il territorio di Salice al monastero del SS. Salvatore.
I monaci basiliani si insediarono nell’area, ricevendo l’incarico di edificare un villaggio. Ancora oggi restano tracce materiali e immateriali del loro passaggio: un santuarietto semipogeico, la chiesa di Santo Stefano il Giovane, e la devozione popolare con i relativi riti a lui rivolti.
La comunità monastica rimase probabilmente attiva fino al 1342, come attestato da un manoscritto conservato nella biblioteca del SS. Salvatore. Successivamente, nel 1480, i monaci vendettero i territori di Salice prima a Francesco Cuglituri, poi a Bartolomeo Gioeni.
Nel 1685, il Viceré Francesco de Bonavides mise in vendita i casali a nord di Messina, tra cui Salice. Questi passarono prima a Don Tomaso San Filippo, Duca delle Grotte, poi a Don Nicolò Ramondetta, e infine, nel 1705, ai Principi Alliata, Duchi di Saponara.
Nel 1727, a causa del mancato rispetto delle clausole contrattuali da parte dei feudatari, Salice tornò sotto il controllo del regio demanio, insieme ad altri casali messinesi.
Nel 1819, Domenico Pettìni acquistò da Carlo Cottone, Principe di Castelnuovo, la contea di Bauso, comprendente anche Salice. Alla famiglia Pettìni appartiene lo stemma nobiliare che ancora oggi adorna la facciata del palazzo che si affaccia su via Principe Umberto. L’edificio, acquistato negli anni ’20 del Novecento dalla famiglia Mazzeo, oggi versa in uno stato di totale abbandono.